- Dettagli
-
Categoria principale: Segretario Responsabile
-
Pubblicato in: Carlo Magni 2025
Ci sono uomini che non appartengono mai interamente al loro tempo: lo attraversano, lo bruciano, lo consumano, e infine ne restano ai margini, come esiliati di una verità troppo precoce. Pier Paolo Pasolini fu uno di questi. Morì nella notte di Ostia, ma cominciò a morire molto prima, nel momento stesso in cui comprese che la civiltà che amava — quella contadina, povera, innocente, ancorata ai ritmi naturali e ai legami elementari — era già scomparsa, inghiottita dal luccichio volgare del consumo e dall’omologazione televisiva.
Nessuno come lui seppe denunciare, con voce insieme lirica e disperata, la metamorfosi antropologica dell’Italia. Vide con anticipo che il nuovo potere non avrebbe più imposto catene visibili, ma desideri: un potere più sottile e feroce, capace di colonizzare le coscienze e di cancellare le differenze. Per questo fu scomodo, inascoltato, irriso e temuto. E per questo, più ancora che per le sue idee politiche o per la sua diversità sessuale, fu isolato.
[…]
Leggi l’allegato.